Salvare le api dagli insetti predatori come calabroni e vespe è uno dei compiti dell’apicoltore. Se l’alveare è una macchina perfetta nella quale ogni singolo individuo ha un ruolo ben preciso, il nostro compito è monitorare la salute delle api e garantire un ambiente sano, che ne favorisca i ritmi e le necessità, prima ancora di pensare alla produzione del miele. Tra le buone pratiche per allevare api è fondamentale saper collocare l’apiario in un luogo appropriato dove l’area circostante sia monitorata e mantenuta il più sana possibile poiché diversi fattori possono indebolire le api e renderle più soggette alle diverse patologie:
- parassiti
- agenti infettivi
- fitofarmaci
- mutamenti ambientali
- insetti predatori
Vespe e calabroni, oltre a decimare le famiglie di api da miele, possono essere causa di forte stress per le nostre piccole amiche. I più pericolosi (come Vespa velutina) causano ingenti danni attaccando le api nel periodo estivo. Per salvare le api è importante capire come agiscono le vespe e mettere in campo i mezzi giusti e la strategia più opportuna per non recare danno agli alveari e nemmeno all’ambiente, evitando l’uso di insetticidi nocivi anche per l’uomo.
Sommario
COME AGISCONO I PREDATORI DELLE API
Alcune specie di vespidi sono più aggressive di altre, ma nella quotidianità dell’apicoltore anche la specie meno aggressiva può fare una triste differenza di fronte a un piccolo apiario. Prevenire il danno è possibile grazie ad una strategia preventiva che parte dal comportamento della vespa predatrice.
PERCHÉ LE VESPE MANGIANO LE API
Le vespe adulte sono sostanzialmente carnivore e si cibano di carne di animali morti, ma sono anche amanti delle sostanze zuccherine, dalle quali ricavano carboidrati: sono attratte dai frutti freschi già da molti metri di distanza.
Le larve di vespe, invece, hanno bisogno di un’alimentazione proteica per crescere, così le vespe operaie che allevano la colonia vanno al caccia di insetti per portarli al nido come nutrimento per la prole. Purtroppo l’ape fa parte del menu.
DUE ASPETTI IMPORTANTI DELLA PREDAZIONE
- Non tutti i tipi di vespidi attaccano le api in misura tale da causare gravi danni alle famiglie e all’apiario.
- Le vespe attaccano solo in alcuni periodi (spesso coincidenti con la stagione più calda): il nido viene costruito in primavera, le larve impiegano circa 2-3 settimane per schiudersi e circa un paio per diventare adulti che si prenderanno cura degli esemplari ancora in fase larvale cominciando a procacciare cibo.
Questa dinamica si ripete anche a fine ciclo coloniale: gli ultimi esemplari allevati avranno solo più il compito di riprodursi e per farlo avranno bisogno di cibo proteico che dia loro energia.
Tuttavia alcune circostanze sono davvero determinanti: un nido di vespe parte con poche centinaia di esemplari (200-300) che poi si moltiplicano fino ad arrivare a 500-700 e a fine stagione possono diventare mille o più (nel caso di Vespa velutina possiamo parlare anche di migliaia di esemplari per nido. Quando in una zona i nidi sono molti e la popolazione di vespe è molto sviluppata, per quanto si tratti di una specie poco aggressiva, è facile che un piccolo apiario, o una colonia di api più debole, di fronte a un attacco di vespe operaie venga distrutto.
LE CONSEGUENZE DELLA PREDAZIONE
Le vespe operaie che cacciano le api non le mangiano e la loro predazione è di tipo “passivo”: le decapitano e portano il tronco alla prole in attesa di cibo. Gli attacchi possono avvenire in diversi modi:
- in volo mentre le api bottinano
- in volo stazionario “ad elicottero” davanti all’arnia per intercettare le bottinatrici che fanno ritorno all’alveare
- in appostamento sul predellino dell’arnia
- con l’ingresso nell’arnia stessa, dove il calabrone saccheggia allegramente “come se fosse al supermercato” (cit. Dott. Marco Porporato, DISAFA Torino, esperto di lotta alla Vespa velutina).
La caccia in prossimità dell’alveare è causa di un forte stress per le api che cessano di uscire in volo e di deporre uova, indebolendosi sempre di più fino al collasso dell’intera famiglia. Questo è un enorme problema per api, apicoltori ed ecosistema laddove il fenomeno si diffonde con costanza e con pochi mezzi di contrasto.
Calabroni e vespe non sono un danno solo per gli alveari: oltre alle api da miele predano anche le api selvatiche e altri tipi di insetti impollinatori che hanno un ruolo fondamentale nel garantire la produzione di semi di frutti che sono la base della nostra catena alimentare. Senza contare i danni che possono causare all’agricoltura, rovinando interi raccolti di frutta in maturazione.
NON SOLO KILLER
Vespe e calabroni sono anche insetti utili e hanno un ruolo importante nell’ecosistema: sono impollinatori e il calabrone è persino un alleato migliore dell’ape in alcuni ambiti perché preda anche zanzare e altre tipologie di vespe potenzialmente dannose, ed è persino considerato l’insetto “chiave” nella produzione del vino. Pare, infatti, che la vespa sia il vettore fondamentale di quell’agente lievitante che trasforma il mosto in vino e che si pensava fosse contenuto all’interno delle botti. Una ricerca ha evidenziato come questo fungo non resti nei tralci della vigna in inverno, e nemmeno all’interno delle botti, bensì nell’intestino dei calabroni che sopravvivono all’inverno (dunque delle regine) che in primavera rimettono “in circolo” la sostanza lievitante nella vigna mentre morsicano e succhiano gli acini.
QUANDO MUORE UNA VESPA?
A differenza delle api le cui colonie vivono per anni, vespe e calabroni muoiono all’arrivo dell’inverno: a fine autunno il loro nido si svuota, lasciando il posto a vari tipi di insetti che ci svernano dentro finché le intemperie non lo distruggono definitivamente. Verso la fine della stagione, le regine cominciano a produrre solo maschi e “future regine” (e non più operaie) che si accoppiano immediatamente.
Questo è importante perché a ottobre-novembre vanno ancora a caccia di cibo sia proteico che zuccherino per restare in forze e riprodursi. In seguito le regine fecondate cercano rifugio in anfratti nascosti per passare l’inverno (cumuli di legna o cavità protette in luoghi umidi e putridi) in attesa della primavera quando ricomincia il ciclo coloniale.
COME SALVARE LE API DAI PREDATORI
Proteggere le api dai predatori significa non attuare soluzioni solo quando il problema si presenta, ma adottare una buona strategia di difesa sin dalla primavera quando le fattrici di vespe e calabroni escono dal loro “invernamento” e vanno alla ricerca di luoghi adatti dove fondare un nuovo nido e crescere una nuova colonia. Sono affamate dopo mesi di sosta, per questo cercano sostanze zuccherine per recuperare energie.
Per evitare la fondazione di nuove colonie è necessario eliminare le regine: per ogni regina che eliminiamo in primavera, avremo un nido in meno in prossimità e questo ci aiuterà a ridurre sensibilmente le popolazioni locali di vespidi, proteggendo le famiglie di api mettendo in campo un mezzo di lotta che non sia invasivo per l’ambiente (quindi nulla di chimico), che non sia pericoloso per le api (quindi nulla che le disturbi o le danneggi) e nemmeno che sia un danno per l’ecosistema, per l’uomo e gli altri insetti utili: il trappolaggio di massa selettivo.
COME ORGANIZZARE IL TRAPPOLAGGIO DELLE REGINE
Tra le attrezzature apistiche di un buon apicoltore non possono mancare le trappole selettive per vespe e calabroni che garantiscano un’efficacia per tutto il periodo necessario. Come si attirano le regine in trappola? Dando loro ciò che cercano: sostanze zuccherine dal sapore uguale a quello della frutta matura, dal gusto agro-dolce. La trappola per le regine di vespa si fa con Tap Trap o Vaso Trap, trappole ecologiche selettive che riciclano bottiglie di plastica o vasetti del miele come contenitori di un’esca attrattiva.
DOVE SI METTONO LE TRAPPOLE PER VESPE
Le trappole per vespa vanno posizionate lungo il perimetro verde che circonda l’apiario, a una decina/quindicina di metri dalle arnie, come a formare una circonferenza, appendendo le trappole alle piante ad altezza uomo. È molto importante che siano esposte al sole poiché è grazie ad esso che l’esca contenuta all’interno della trappola inizia a fermentare, assumendo quel richiamo fruttato-agro-dolce che tanto ingolosisce le vespe.
In primavera, quando ancora non c’è fogliame sugli alberi, la prima attrattiva visiva per l’insetto è proprio quella della trappola: grazie al suo colore giallo intenso, infatti, l’insetto la scambia per un frutto e la sua capacità di avvistarla da lontano lo spinge ad avvicinarsi in cerca di cibo. Una volta avvicinatosi alla trappola, l’insetto è attirato dall’odore dell’esca, entra nella trappola per cibarsi e ne resta catturato.
APPROFONDISCI: COME SI USANO LE TRAPPOLE PER VESPE
VESPE PREDATRICI IN ITALIA
Esistono circa una trentina di specie di vespe in Italia, ma solo tre richiamano la nostra attenzione per ciò che riguarda la difesa delle api.
APE O VESPA?
È molto facile confondere le vespe con altri insetti che hanno il pungiglione e capita di scambiarle con qualunque cosa brutta e nera voli e abbia un pungiglione, come l’ape legnaiola (completamente nera) o la scolia dalla fronte gialla (un imenottero che non è una vespa e che si disinteressa di api e umani).
Le api appartengono alla famiglia degli APIDI e le vespe a quella dei VESPIDI. Queste ultime hanno le ali a membrana (quando le chiudono si ripiegano come un plissé) mentre le api hanno le ali sempre dispiegate e questo conferisce loro un’aria più tozza e meno smilza. Inoltre la vespa ha un pelo piuttosto rado e questo ci fa ben vedere le sue forme, mentre l’ape ha un pelo più fitto che in parte cela colori e forme.
Le tre vespe che più rischiamo di trovarci in apiario hanno tutte e tre cicli coloniali simili, già descritti sopra.
VESPA CRABRO (in tutto il territorio italiano)
Il calabrone nostrano ha la testa più evidente rispetto ad altre vespe, di color rossiccio simile al cuoio così come lo sono anche le zampe e la parte superiore del torace che poi prosegue con il classico colore giallo e nero. Non particolarmente aggressiva per le api, viene spesso confusa con vespidi più simili come la Vespa mandarinia (non ancora presente in Italia) e la Vespa velutina nigrithorax, leggermente più piccola, con la parte superiore dell’addome color nero e le estremità delle zampe gialle.
VESPA VELUTINA NIGRITHORAX (in alcune zone del nord Italia)
Arriva dall’Asia ed è uno dei più pericolosi predatori di api esistenti: da noi è già presente in Liguria, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, in misura diversa. Dopo aver colonizzato la Francia nel 2004 e messo in ginocchio negli anni successivi la sua filiera dell’allevamento di api, lo sconfinamento in Italia è stato breve: dal 2013 ha dato al ponente ligure il nome di “zona rossa d’Italia“ perché la pressione di questo predatore davanti alle arnie liguri è più alta che in tutte le altre regioni italiane dove è presente. Si parla di centinaia di esemplari che, ogni giorno, dall’alba al tramonto, stazionano davanti alle arnie a caccia di api.
È di color bruno scuro, quasi nero. Il capo è color giallo-arancio e le antenne brune con l’estremità nera. Il torace è per tre quarti bruno scuro e un quarto giallo-rossastro (da qui il nome nigrithorax), le zampe sono scure con le estremità gialle.
VESPA ORIENTALIS (diffusa nel sud Italia)
Questa specie si dimostra un predatore davvero efficiente nei confronti delle api da miele: nonostante prediliga anche ambienti urbani e meno umidi, si fa trovare pronta a fine estate quando la colonia ha più bisogno di apporto proteico per gli accoppiamenti e l’apiario costituisce un’abbondante fonte di cibo. Come velutina, la sua tecnica aggressiva la spinge fin dentro arnie dove trova colonie di api indebolite dopo giorni di assedio. Spesso le operaie di orientalis finiscono per saccheggiare addirittura in massa ciò che resta di una colonia sfinita.
Per quanto possa essere difficile per un apicoltore, non bisogna dimenticare che tutti gli insetti hanno un ruolo utile nel nostro ecosistema e questi predatori vanno eliminati solo quando necessario e dove siamo certi che siano in grado di portare un reale danno alle nostre api. Tenere sotto controllo la presenza delle regine dal mese di marzo in poi, ci può già dare un segnale importante di quanta presenza di predatori dobbiamo aspettarci in zona. Infine, una collaborazione con gli apicoltori e coltivatori nostri vicini non potrà che favorire una lotta intelligente e una protezione adeguata per le nostre amiche api.
Chi scrive
Sono la figlia di Roberto Carello, inventore delle prime trappole per insetti dannosi volanti ecologiche, i tappi-trappola Tap Trap. Tra le tante cose del nostro mestiere che mio papà mi ha insegnato, mi sono appassionata alla difesa delle api dai predatori, in particolare da Vespa velutina, approfondendo l’argomento assieme a lui e ad altri collaboratori.
Fonti e riferimenti
- Dott. Porporato Marco DISAFA
- FEM (Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige) per la ricerca in collaborazione con l’università di Firenze e il CNRS di Montepellier
- PROGETTO LIFE STOP-VESPA
Questo articolo è stato scritto e redatto da
Maura Rizzo
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